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Perchè non ci sono state grandi artiste  fotografe?

 

Guerrilla Girls
Guerrilla Girls – Interview Magazine

Do women have to be naked to get into the Met. Museum?
Less than 5% of the artists in the Modern Art sections are women, but 85% of the nudes are female.
Guerrilla Girls, Get naked, 1989

Nel 1989 avevo 8 anni e mentre leggevo questa citazione delle Guerrilla Girls 1 mi sono chiesta quanto e cosa sia cambiato, davvero, nel mondo dell’arte negli ultimi 33 anni.

Per gran parte della mia vita ho studiato storia dell’arte, ho disegnato (male, ma mi faceva sentire felice), ho lasciato spazio alla creatività. C’è stato un tempo in cui ho rinnegato il mio amore per l’arte che è poi tornato con grande forza in età adulta quando ho incontrato la fotografia.

In tutto il mio percorso le donne erano sempre oggetto dello sguardo o muse ispiratrici.
Anche quando venivano citate nei libri comparivano come una nota a margine rispetto a chi la storia dell’arte l’aveva fatta: gli uomini.

Articolo Wild Goose - Perchè non ci sono grandi artiste e fotografe? Poster Guerrilla Girls
Poster Guerrilla Girls

Nel 1971 Linda Nochlin, storica dell’arte e docente di arte moderna al New York University Institute of Fine Arts, nel suo celebre saggio Perché non ci sono state grande artiste?2  analizza quella che è stata, e che negli anni ‘70 era ancora, la condizione della donna nella società occidentale.

Partendo da una domanda apparentemente semplice l’autrice riflette sul significato dell’arte ricordando il forte legame con le strutture sociali, come ad esempio le Accademie, che stabilivano i requisiti necessari per essere ritenuti degli artisti.
Se si guarda alla possibilità che le donne hanno avuto, nel corso della storia, di accedere alla formazione artistica si capisce che quello che deve stupire sono le donne che nonostante tutto sono riuscite ad essere artiste e a lasciare una traccia del proprio lavoro nella storia.

Con la fotografia è andata molto meglio grazie al fatto che, a differenza della pittura con la sua centenaria storia, non era ancora stata inserita nella struttura sociale con rigidi codici e regole da rispettare.
Alla sua nascita non poteva neppure definirsi un’arte nobile come la pittura e proprio nel tempo che è intercorso tra la sua nascita e il suo riconoscimento come arte, che necessitava anche di una certa tecnica (da sempre campo maschile), ha permesso a molte donne di avvicinarsi, sperimentare e fare della fotografia la propria vita.

E’ stata una finestra temporale molto breve che non ha salvato dall’oblio i nomi di molte fotografe pioniere.

Il dato di fatto è che durante i miei studi accademici mi è stato restituito uno sguardo parziale ed esclusivamente maschile sull’arte e questa presa di coscienza mi ha lasciata confusa e con tante domande.
Per me scoprire e parlare, senza alcuna pretesa di essere esaustiva, delle donne protagoniste della storia della fotografia è diventata una necessità che non può più essere rimandata.

Non si tratta di un’esigenza squisitamente femminile, perché questo racconto menomato della storia delle arti è un vuoto che appartiene a tutti, indipendentemente dal genere di appartenenza.

 

1 Gabriella Guerci, Cristina Casero (a cura di) pg. 3, Fotografia e femminismo nell’Italia degli anni Settanta: Rispecchiamento, indagine critica e testimonianza

2 Il suo saggio arriva in un momento storico ben preciso in cui il femminismo di seconda ondata sposta il proprio focus dall’uguaglianza alla differenza sostanziale tra donne e uomini che, secondo Carla Lonzi, non solo va accettata ma approfondita e sviluppata perché “l’immagine femminile con cui l’uomo ha interpretato la donna è stata una sua invenzione.”

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